Di Gianni Carluccio, o della fotografia, degli archivi e dell’Amore per Tito Schipa e il Salento
di Maurizio Nocera

Da anni conosco Gianni, per noi suoi amici (e penso a Lorenzo Capone, Rino Bianco, Walter Della Fonte, Francesco Pasca, Salvatore Sciurti, Vincenzo Ruggeri, Nello Sisinni, Luigi Coluccia, Nicola Gemma, ecc.) soltanto “l’ingegnere” (perché così spesso l’apostrofiamo), con il quale ho passato e passo alcune delle mie più belle serate, piene di humor, di giochi fantastici, di burle bonarie, di notizie sulle umane lettere e, soprattutto, sull’archeologia e la fotografia.

L'Ing. Gianni Carluccio
L’Ing. Gianni Carluccio

Ma, accanto a queste sue grandi passioni, per Gianni, c’è l’amore per Tito Schipa [vero nome: Raffaele Attilio Amedeo Schipa (Lecce, 27 dicembre 1888 – New York, 16 dicembre 1965)], l’armoniosa voce d’usignolo, noto in tutto il mondo. Tito Schipa era parente della mamma (Silvana) di Gianni, perché anche lei era una Schipa. Per fortuna nostra, e della città di Lecce soprattutto, oggi, Gianni, assieme al suo pro-cugino Tito Schipa Junior, è il responsabile dell’Archivio del più grande tenore del melodramma italiano.
Altra grande passione dell’ingegnere Gianni Carluccio è la canzone italiana. Conosce tutto il repertorio di Mimmo Modugno e quello di Albano Carrisi (in arte Al Bano). Grande interesse ha anche per un nostro cantore locale, Antonio Amato, del quale è pure amico ed è anche affascinato dalla voce salentina di Enza Pagliara, oggi conosciuta nel resto del mondo.

Un altro grande amore di Gianni è per la fotografia, e anche per il cortometraggio estemporaneo. Mai nessuno di noi è riuscito a “beccare” Gianni sprovvisto di una macchina fotografica o di una videocamera, così capita che, quando ci si viene a trovare in una situazione particolare degna di essere storicizzata, e nessuno di noi sa come fare, ecco allora vedere arrivare Gianni che tira fuori un cellulare provvisto di mille funzioni e storicizzare l’evento.
È questo per noi Gianni, l’ingegnere Carluccio, personaggio noto a Lecce e in provincia, perché interessato alle mille storie del Salento. Personalmente gli voglio bene anche per un altro motivo, che mi sta profondamente a cuore: la sua recente riscoperta del magico mondo di Pablo Neruda. Anch’io ho avuto occasione di interessarmi del grande poeta cileno, del quale ho studiato la poesia, le sue storie d’amore, le sue amicizie, e prima fra tutte quella con i grandi poeti spagnoli surrealisti, Federico Garcìa Lorca e Rafael Alberti, e altri suoi diretti amici, come il filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo, divenuto poi mio amico personale e anche dello stesso Carluccio.
Grazie a Sergio, assieme a Gianni, abbiamo potuto organizzare importanti iniziative a Lecce con il filosofo Giovanni Invitto, con l’ispanista Ignazio Delogu e con lo stampatore editore Enrico Tallone.

Personaggi questi con i quali Gianni Carluccio ha saputo instaurare rapporti amichevoli duraturi. Ad esempio, con il compianto Ignazio Delogu, l’ingegnere si è incontrato probabilmente un paio di volte, eppure il ricordo che ha di lui è unico.

Finora non ho detto di un’altra grande passione di Carluccio: quella degli archivi e quella dei siti informatici. Sugli archivi, non sbaglio se dico che il suo su Tito Schipa è oggi il più importante al mondo. A dirlo e a scriverlo è lo stesso Tito Schipa jr., con il quale Gianni ha fatto e continua a fare tra Lecce e il resto d’Italia diverse iniziative in onore dell’illustre tenore.
Tanto per dare un’idea dell’Archivio, basti dire che l’ingegnere lo aggiorna continuamente, soprattutto la sezione cronologica delle esibizioni del grande tenore. L’archivio contiene migliaia di documenti e foto, a partire dalle oltre 300 immagini pubblicate.

La sua grande passione per Tito Schipa, lo ha portato ad affermare, in un’intervista rilasciata a Matteo Amato – I salentini più illustri? Quinto Ennio, Tito Schipa, Carmelo Bene e Modugno –, alla domanda «Tra questi personaggi, a chi ha dedicato particolare attenzione?»: «Il personaggio al quale ho dedicato la mia esistenza dal 1998 a oggi, è Tito Schipa. Un po’ per la parentela e poi perché Tito Schipa Junior nel 2000 mi ha nominato Responsabile dell’Archivio e successivamente mi ha affidato tutti i documenti del padre che io ho potuto schedare e pubblicare nel 2004, mentre nel 2007 ho scritto un volume dal titolo Tito Schipa, un leccese nel mondo. L’attenzione per questo personaggio mi coinvolge giornalmente attraverso il sito di famiglia».

Un interessante capitolo del libro sono Le residenze, in cui Carluccio cita la «bella residenza [di Lecce, sulla vecchia via Leuca] sulla cui facciata si legge Villa Tito, con il motivo centrale della lira, ripreso anche nella decorazione del pavimento del salone […] Sempre nel Salento – scrive ancora Carluccio – alla metà degli anni ’30, acquista dal barone Personè di Nardò una splendida masseria fortificata, nei pressi di S. Isidoro, detta Il Console […] che rivenderà dopo pochi anni […] Negli States, dove vive per 23 anni […] dopo aver acquistato all’inizio degli anni ’20 un appartamento-studio a New York […] fa costruire [1923] una splendida villa in Florida, nei pressi di Dayton Beach (Villa Millefiori) […].

Ma gli acquisti più importanti sono a Los Angeles: [villa Los Feliz 1927], [villa Borlotti 1929], [villa Alpine Drive a Beverly Hills] […] negli anni ’30, acquista a Roma un bell’appartamento (via Basento, 37), una grande polleria con 100.000 galline […] ed una splendida residenza a Fregene (Villa Elena) […] All’inizio degli anni ’40 compra per quasi due milioni di lire una grande villa-fattoria nei pressi di Modena (Azienda agricola Raisina, Solignano di Castelvetro) […].

Alla fine degli anni ’40 vende la tenuta di Modena e comincia a trattare la vendita delle ville di Hollywood per acquistare prima “Villa Titino” (a Roccagrimalda) e poi una grande tenuta a Pasturana (Cascina Orto, 17), entrambe in provincia di Alessandria [fino al] trasferimento a Roma (via Cassia Antica, 19), alla metà degli anni ‘50» (pp. 33-47).

Carluccio scrive un altro suo importante saggio nel volume Cinquecento anni di ospitalità: RisorgimentoResort (Congedo Editore – Vestas, 2007), dal titolo Schipa e il Risorgimento, nel quale narra le vicende che legarono il grande tenore all’antico Hotel nei pressi di Piazza sant’Oronzo. Scrive: «I rapporti tra Tito Schipa e l’Hotel Risorgimento sono testimoniati in Archivio oltre che da alcuni articoli a stampa, da testimonianze ricordi, anche personali, da due lettere autografate, inviate nel 1960 da Tito Schipa, […] da una cartolina che il tenore leccese invia al comm. Baldassarre dal Portogallo nel 1963 ed infine da alcuni brani ‘raccontati’ da Renzo D’Andrea nel volume Tito Schipa nella vita, nell’arte, nel tempo. […] Una delle prime storiche presenze di Schipa presso l’Hotel Risorgimento risale al 1926, in occasione della memorabile stagione lirica al Teatro Politeama Greco» (p. 54).

Ecco, come già si può intuire da questi primi riferimenti, l’importanza dell’Archivio Schipa, di cui è responsabile Carluccio. Si tratta cioè di un importante punto ineludibile di qualsiasi altra ricerca che si voglia fare sul tenore leccese. E comunque, accanto a questo importante Archivio, al momento Gianni ne sta costruendo un altri, quello su Michelangelo Schipa, suo parente, oltre a quelli su Carmelo Bene e Domenico Modugno.
L’ingegnere ha poi un suo sito internet personale, sempre aggiornato e ormai forziere di importanti documenti. Alcune migliaia sono le immagini che egli è riuscito a immagazzinare, e chi oggi volesse verificarne la consistenza gli è sufficiente cliccare www.giannicarluccio.it.

Egli è anche autore di saggi e scritti sulle passioni della sua vita. Ad esempio, a proposito di fotografie, la ditta ecoprint (store, cartucce e carta) di Lecce, pubblicò un calendario da tavolo per il 2011 – Natura e colore – impreziosito proprio dalla fotografie dell’ingegnere, ringraziando «l’amico Gianni Carluccio con stima per il suo instancabile lavoro di raccolta di bellissime foto del Salento».
Quando nel 2009, scrissi una recensione (pubblicata su «Paese Nuovo») sul libro Tito Schipa (Argo, Lecce) la introdussi con queste parole: «in questi anni d’inizio XXI secolo, è stato l’ingegnere Gianni Carluccio che più di tutti mi ha fatto ascoltare l’indimenticabile voce del più grande tenore del melodramma italiano».

Questo per dire che quando nel 2004 il suo procugino Tito Schipa Jr. pubblicava la più completa e la più esauriente biografia di Tito Schipa, prezioso fu il contributo di Carluccio. Questo importante libro (Tito Schipa di Tito Schipa Jr., Argo Lecce 2004) vide la luce grazie al contributo della Fondazione “Tito Schipa” di Lecce, della Provincia e dell’Associazione Amici della Lirica “Tito Schipa”, e fu redatto da Valeria Ippolito con progetto grafico e copertina di Elvira Gerardi.

Ricchissimo è il corredo fotografico, curato esclusivamente dall’ingegnere Gianni Carluccio, al quale si deve anche l’indice dei nomi. A proposito di ciò, scrissi: «Alla biografia di Tito, segue il corposo intervento dell’ingegnere Gianni Carluccio, tra l’altro, assieme all’editore Lorenzo Capone, presente su molte strade ed angoli del Salento, sempre alla ricerca di bellezze naturali e di antiche vestigia da fotografare e, quando possibile, segnalare alle istituzioni competenti alla tutela dei beni monumentali e ambientali […]. Ma importante è il suo contributo nel libro Tito Schipa, in cui scrive: “L’Archivio Schipa si compone di un notevole numero di documenti, a volte eccezionali, in possesso di Tito Schipa Jr., che ha voluto affidarmi, a partire dal novembre 2000, la schedatura dello stesso” (p. 267).

In un’intervista a Tito Schipa Jr., di Eraldo Martucci, ad una domanda dell’intervistatore, Titino afferma: «In questo nuovo volume c’è il perfezionamento di tutti i dati, e questo è stato possibile grazie all’aiuto di Gianni Carluccio che ha curato anche la parte fotografica con trecento immagini. Quello che emerge è veramente un monumento alla cultura salentina» (v. «Quotidiano di Lecce», 21 maggio, 2004).

Sempre a firma di Eraldo Martucci, c’è un altro suo intervento che cita l’ingegnere. Si tratta di un articolo, intitolato Il grande tenore fu anche compositore Ottanta anni fa della rappresentazione dell’operetta dedicata alla figlia Liana, nel quale scrive: «l’orchestra fu diretta quella sera dallo stesso Schipa che, ad un certo punto, intonerà il suo tango El Gaucho, scritto l’anno prima per l’attore Douglas Fairbanks, come ricorda Gianni Carluccio, a cui va anche il merito di avere recuperato lo spartito del brano utilizzato nel film del 1943 In cerca di felicità. Il tenore salì nuovamente sul podio quando portò la Principessa Liana al teatro Politeama di Lecce con il Coro ed i Professori d’orchestra del Teatro alla Scala» (v. «Quotidiano di Lecce», 22 giugno 2009).

Nel 2011, sulla rivista «Coast to coast», diretta da Arcengelo De Luca, Carluccio cura uno straordinario speciale su Tito Schipa e continuando nelle ricerche su Tito Schipa, un suo più recente contributo lo registriamo nel volume, Dal cante jondo di Garcìa Lorca alle canzoni spagnole di Tito Schipa (Milella, Lecce, 2012) dove, alle pp. 15-17, col saggio Tito Schipa, “el Encantador”, Carluccio riesce a fare la storia del repertorio in lingua spagnola di diverse composizioni di Tito Schipa, tra cui: El coquetòn (Buenos Aires, 1913), dedicato all’amico Tito Ricordi; El Gaucho (Usa, 1927) per il film The Gaucho, brano che verrà poi «inserito nella sua celebre operetta La Principessa Liana, rappresentata per la prima volta, sempre a New York, il 30 aprile 1929».

Ma, leggiamo direttamente il testo dell’ingegnere: «Nel corso della sua lunga carriera Schipa incide numerosissimi tanghi e canzoni in spagnolo; tra queste ricordiamo Granadinas dall’operetta spagnola Emigrantes di Calleja y Barrera, edita dalla Victor nel 1919 e re-incisa nel 1922, proprio nell’anno dell’importante e storico Concurso del Cante jondo organizzato a Granada, grazie a Garcìa Lorca.

Nel 1924 incide, sempre con Victor, la canzone Jota dalle Siete canciònes populares espagnolas del compositore Manuel De Falla, che proprio Garcìa Lorca organizzò il già citato Concurso Jondo ed ancora il cantante leccese è presente nel catalogo della Victor con la canzone andalusa A Granada di Palacios, incisa nel 1923 e 1926».
Un altro evento importante, che ha visto coinvolto Gianni Carluccio, è la pubblicazione in Italia dell’opera omnia di Tito Schipa. Si tratta di un volume che contiene la storia di 50 anni di attività canora del grande tenore leccese che, a suo tempo, fu raccolta negli Stati Uniti da p. Richard D. Cantrell.

A scoprire l’esistenza dell’importante raccolta fu Tito Schipa Jr., pubblicata poi dall’Associazione culturale Nireo, patrocinata dalla Fondazione “Tito Schipa” di Lecce. Il titolo completo della raccolta è: Tito Schipa (1913-1964). Tutte le registrazioni. Incisioni in studio. Interviste (Lecce, 2010). In questa fondamentale opera per la conoscenza e l’approfondimento del grande tenore, fu pubblicamente ringraziato l’ingegnere Gianni Carluccio quale «responsabile dell’Archivio Schipa per la concessione delle foto utilizzate nel libretto e sulle copertine dei cd; per la concessione della registrazione live inedita del concerto tenuto da Schipa a Philadelphia il 4 novembre 1962 e per la concessione della prova d’archivio, riversata nei laboratori audio Mirage dell’Università di Udine a cura di Fabio Primiceri».

Qualche anno fa, il suo interesse per il grande tenore leccese lo portò ad affermare: «Lecce dovrebbe fare qualcosa in più [per Tito Schipa]: per esempio una statua di bronzo a grandezza naturale che lo ricordi» (v. «La Gazzetta del Mezzogiorno», 30 marzo 2011). Anch’io sono convinto di questa necessità, e non capisco come mai tutte le Amministrazioni comunali che si sono succedute dalla morte di Tito Schipa ad oggi non siano riuscite ad accorgersi di tale grande opportunità per la città e per la musica in generale, perché poi Lecce è anche città della musica con il suo Conservatorio, intitolato appunto all’illustre tenore.

Un altro interesse di Gianni è stato quello della storia e della tutela del patrimonio archivistico è monumentale del Salento. In ciò è stato spesso coadiuvato dalla moglie, Ida Blattmann D’Amelj, anche lei studiosa e ricercatrice di archeologia. Sono noti gli interventi di Carluccio relativamente ai primi scavi archeologici nella provincia di Lecce (anni ’60), in particolare quelli di Vaste, condotti dal prof. Francesco D’Andria, del quale l’ingegnere è anche amico.

Qualche anno fa, un suo particolare e apprezzato intervento è stato quello compiuto nel capoluogo sulla Torre del Parco 1419 (Clausura, Lecce 2006), per il quale, coinvolto direttamente dai proprietari del monumento, svolse indagini e pubblicò i testi sulla sua storia. Il volume, in formato foglio piccolo, è molto illustrato, dove Carluccio, in qualità di Coordinatore della Ricerca Storica, scrive: «La Torre del Parco, fatta edificare dal Principe Giovanni Antonio Orsini del Balzo nel 1419, rappresenta, insieme alla trecentesca Torre di bello luogo, uno dei monumenti simbolo della città del periodo tardo medioevale e rinascimentale.

Questa pagina della storia di Lecce, ancora da approfondire, lascia intravedere aspetti di interesse culturale di grande importanza, tali da ‘gareggiare’ con l’immagine consueta della Lecce barocca./ Lecce e la sua Provincia, infatti, tra fine trecento e la prima metà del quattrocento vivono un momento di particolare splendore, grazie alle illuminate figure di Raimondello Orsini del Balzo, di sua moglie Maria d’Enghien, che nel 1406 diviene Regina di Napoli (sposando in seconde nozze Re Ladislao di Durazzo) e del loro figlio Giovanni Antonio, Principe di Taranto./ Il lavoro qui presentato è il risultato di un’indagine da me condotta nel periodo luglio 1992-agosto 1993, in occasione della redazione di un progetto di restauro della Torre del Parco».

Noto è anche il suo saggio Le Cesine. Da riserva di caccia a riserva naturale. Aspetti archeologici e storici nell’area limitrofa alla riserva naturale ‘Le Cesine’”, in Le Cesine (Nardò, Ideemultimediali 2002); mentre nel volume Salento Meraviglioso (Ed. del Grifo, Lecce 2003, pp. 83-206, con illustrazioni) figura un suo lungo ed interessante saggio dal titolo Archeologia e Ambiente, nel quale ripercorre tutte le tappe delle sue ricerche salentine ed ancora nel volume collettaneo di Pierluigi Bolognini, Un’idea di Salento. Paesaggio, mare, architettura, arte e tradizioni (Lecce, Edizioni del Grifo 2007), Carluccio è presente con il saggio Messaggi dal passato (pp. 89-106). Si tratta di un capolavoro di analisi sui graffiti presenti sui monumenti prevalentemente architettonici del Salento (palazzi antichi, castelli, chiese, torri, conventi, ecc.).

Ricco è il corredo fotografico e significativo il valore simbolico dei graffiti, quasi tutti disvelati e interpretati.Ed è ancora l’autore di una pregevole pubblicazione L’Hospice ‘Casa di Betania’ e l’opera delle Suore Marcelline nel territorio di Tricase (Lecce, Edizioni del Grifo, 2008. In-4° elefante, è un’edizione numerata ad personam), con fotografie di Pierluigi Bolognini ed altri, tra i quali lo stesso autore. Si tratta della storia dell’Istituto Internazionale delle Suore Marcelline (1838-2008), il cui intervento nell’ambito della sanità di quel territorio ha visto il sorgere di opere quali la Pia Fondazione di Culto e Religione “Cardinale Giovanni Panico”, l’Ospedale “Cardinale Giovanni Panico” di Tricase, il Centro Dialisi “S. Marcelline” di Leuca, la Casa di “Betanai” di Tricase.

Infine, come sua ultima (ma ultima solo perché qui citata, perché Gianni Carluccio, nel frattempo, ha scritto e continua a scrivere altro ancora) fatica è Salento Megalitico, nell’ambito del volume Salento Anima di Pietra, a cura di G. Belmonte (Lecce, Edizioni Grifo, 2013, pp. 91-122).
Ma qui voglio chiudere con un’affermazione dello stesso Carluccio, che sintetizza un po’ tutto il suo mondo di intellettuale organico alla realtà in cui vive. Alla domanda dell’intervistatore (Matteo Amato) «Come è nata la sua passione per gli studi sul Salento e i suoi personaggi illustri?», l’ingegnere risponde: «La passione per il territorio è nata innanzitutto con l’amore per l’archeologia, perché mio padre è nato a Vaste, che è una delle più importanti e conosciute città messapiche, successivamente questa passione si è esplicitata in un importante rapporto di collaborazione con il professor Francesco D’Andria dell’Università del Salento, grazie al quale ho potuto pubblicare le mie ricerche.

Poi c’è stato un grande amore per la mia città e questo è maturato durante gli anni della scuola media, perché ho avuto la fortuna di leggere Lecce e la Puglia del professor Luciano Graziuso; ma il mio primo libro, che ho acquistato a 13 anni, si intitolava Lecce sotterranea di Cosimo De Giorgi, che mi ha fatto accostare agli studi di archeologia.
Altre passioni per il territorio sono nate grazie ai dirigenti del Wwf-Italia che mi hanno nominato vice-responsabile del Parco Naturale “Le Cesine”, quindi ho coltivato questa passione per l’ambiente, che mi è servita per progettare alcuni parchi archeologici ambientali, come quello di Poggiardo-Vaste che […] avrà come novità la ricostruzione della facciata dell’Ipogeo delle Cariatidi.

Per quel che riguarda i personaggi illustri, posso dire che gli studi di archeologia mi hanno portato a conoscere meglio Quinto Ennio; le vicende familiari sono alla base dell’interesse per Tito Schipa; e poi a Napoli, dove ho compiuto gli studi di ingegneria, ho incontrato in teatro Carmelo Bene; infine l’interesse per il “nostro” Domenico Modugno, è nato dallo studio delle sue canzoni e dalla conoscenza con il figlio Marcello e con il nipote Mimì» (v. «La Gazzetta del Mezzogiorno», 30 marzo 2001, p. VIII).

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